lunedì 27 giugno 2011

Posso smettere quando voglio


Posso smettere quando voglio di leggere gialli scandinavi. Mi auguro che Stig Larsson stia spalando carbone nelle caldaie di Satanasso per aver dato la stura ad una pletora di giallisti dai nomi impronunciabili i cui eroi si spostano in volvo in mezzo alla neve in posti sconosciuti alla caccia di criminali un po' così.
E quindi leggo anche Il Leopardo di Jo Nesbo (sì, lo so che non si scrive così, ma dove la trovo la "o" sbarrata? E qualcuno è in grado di spiegarmi come di pronuncia?), convinto che sia una bufala, come la detective omosex di Annie Holt solo chiacchiere e distintivo, e invece...
E invece qui il meccanismo del thriller funziona, come funziona il contorno, tipo la collega un po' troia che sembra voglia il protagonista e invece si tromba l'antagonista e questa Norvegia passata da provincia sottosviluppata della Scandinavia a potenza petrolifera ed in cui per legge, se ho capito bene, si danno tutti del tu, tranne forse che con il re.
Insomma, i colpi di scena ci sono, il cattivo è glocal - potrebbe essere tranquillamente del midwest americano o cingalese - e viene inseguito per mezzo mondo, ed il buono è sufficientemente tormentato da essere interessante.
Ma forse per ognuno di questi scrittori esiste il libro da leggere e quello da buttare nel cassonetto, e per esserne certo ne leggerò ancora altri: tanto posso smettere quando voglio.

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