giovedì 18 agosto 2011

Com'è profondo il mar


Diciamo che ho letto Moby Dick: piaciuta la citazione?
Il romanzo americano per antonomasia, a quanto pare, e mi sono perso nel gioco di racconti e divagazioni (mi è parso di trovare anche una citazione del Manoscritto di Saragozza, letto tanto tempo fa e che dovrei riprendere e capire). Mi chiedo quale possa essere la chiave di lettura giusta, quando arrivo alle ultime righe, con la voce narrante che racconta come fu salvato dalla "Rachele", la baleniera che cercava l'equipaggio di una lancia perduta, e non mi rispondo.
Ovviamente la caccia alla balena è la metafora di qualcosa, così come l'ossessione del capitano Achab lo è di qualche altra, così come la finta erudizione delle descrizioni dei cetacei rimanda a qualche cosa ancora - forse i ponderosi tomi del diciannovesimo secolo?
In ogni caso, lettura godibilissima; una cosa comunque mi è sembrato di capire, e che il Pequod è una metafora della nascente America che ancora cercava un posto nel mondo, con il suo equipaggio multietnico arrivato da chissà dove. Tra l'altro, ho verificato che Presidente ddegli Stati Uniti, all'epoca in cui Melville scriveva, erano (almeno per me) degli illustri sconosciuti: James Knox Polk (1845-1849), Zachary Taylor (1849-1850) e Millard Fillmore (1850-1853).
Chissà chi di loro, se la mia lettura è giusta, stava portando il Paese alla rovina.

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