domenica 2 ottobre 2011

Donde trovasi Pineta?

Insomma, Franco Malvaldi è nato troppo tardi. Hanno già notato altri che i suoi romanzi sono una meravigliosa interpretazione della miglior commedia all'italiana, ma la sua penna al cinema non serve più, in questi tempi di cinepanettoni.
Allora ci racconta il barista laureato in matematica, il nonno ed i suoi amici ultrasettantenni, il commissario cretino con i poliziotti di provincia (qui c'è un piantone veneto palesemente ricalcato sul carabiniere Stelluti)  e l'universo infinitamente piccolo ed infinitamente grande del paesino toscano che, si suppone, vive di turismo estivo e poco altro.
E c'è non tanto il lavorìo deduttivo di Nero Wolfe o il lavoro di gambe di Montalbano, quanto il lampo di genio acceso da una coincidenza o da un particolare (il particolare è correttamente condiviso con il lettore, tra l'altro, come impogono le regole del giallo).
Insomma, non conta la preda, conta ancora meno la caccia, e invece contano le persone, con i tic e le piccole e grandi manie del protagonista che sembra non godersi pressoché nulla di quello che lo circonda. 
Va bene per una lettura piacevole e veloce, - a me ha tenuto compagnia durante un Firenze/Roma sul Frecciarossa - e non chiedete quello che non può dare.

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