Allora ci racconta il barista laureato in matematica, il nonno ed i suoi amici ultrasettantenni, il commissario cretino con i poliziotti di provincia (qui c'è un piantone veneto palesemente ricalcato sul carabiniere Stelluti) e l'universo infinitamente piccolo ed infinitamente grande del paesino toscano che, si suppone, vive di turismo estivo e poco altro.
E c'è non tanto il lavorìo deduttivo di Nero Wolfe o il lavoro di gambe di Montalbano, quanto il lampo di genio acceso da una coincidenza o da un particolare (il particolare è correttamente condiviso con il lettore, tra l'altro, come impogono le regole del giallo).
Insomma, non conta la preda, conta ancora meno la caccia, e invece contano le persone, con i tic e le piccole e grandi manie del protagonista che sembra non godersi pressoché nulla di quello che lo circonda.
Va bene per una lettura piacevole e veloce, - a me ha tenuto compagnia durante un Firenze/Roma sul Frecciarossa - e non chiedete quello che non può dare.
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