domenica 4 dicembre 2011

Tradirsi un po'

Quando gli scrittori inglesi si cimentano con la grande epopea della Seconda Guerra Mondiale, sconfitta trionfale per il loro Paese che vinse la guerra e perse la pace, cioè l'Impero, possono scrivere cose meravigliose o orribili, e non conta quanto siano bravi.
Ve ne avevo già parlato qui, ricordate?
Robert Harris è bravo ed era molto atteso: Enigma è stata la sua opera seconda, e secondo me non ha deluso, perché sullo sfondo di una puntigliosa ricostruzione storica e della grande tragedia collettiva mette in scena la tragedia individuale dello scienziato più che pazzo fragile, certamente non pronto ad affrontare le tensioni private come sopporta invece le difficoltà pubbliche, tipo l'arrosto di balena servito alla mensa.
Bella quindi l'Inghilterra al quarto inverno di guerra, buia, affamata, infreddolita e sporca (fatevi raccontare dai genitori o dai nonni com'era l'Italia a quei tempi, per favore) a confronto con i ricchi cugini Yankee che hanno tutto ma devono fare attraversare a questo "tutto", che vuol dire benzina, bistecche, latte in polvere e carri armati, l'Atlantico settentrionale tra maltempo e sommergibili tedeschi, e bello il tormento d'amore di un uomo che non era pronto ad innamorarsi.
E dietro tutto questo un complicato intrigo di spionaggio che porta all'Europa orientale. 

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