Gli inglesi di una volta studiavano latino e greco ancora più degli italiani e no, non chiedetemi come li pronunciassero, preferisco non pensarci.
Robert Graves era appunto un inglese di una volta, insomma un vittoriano o un edoardiano (visto che era nato del 1895), e aveva la materia sulla punta delle dita: accanto ai testi per dir così tecnici, poi, si divertiva a scrivere solidissimi romanzi storici, che dai saggi differivano solo per l'aggiunta dei dialoghi, mentre le vicende raccontate erano tutte perfettamente vere; qualcuno avrà letto i due libri sull'imperatore Claudio, magari, che rimangono affascinanti.
Qui compie un ulteriore passo indietro lungo il tempo e ci porta nella Grecia della generazione antecedente alla guerra di Troia per raccontarci l'avventura degli Argonauti alla caccia del Vello d'Oro e con l'occasione rende anche giustizia agli abitanti di quella terra che subirono l'invasione degli Achei, immergendoci nella società mediterranea della prima età del bronzo, che era matriarcale come le statuette delle Madri mediterranee in qualche modo lasciano sospettare: questo link che vi ho proposto è pieno di dubbi, ma non credo che gli archeologi si aspettino di poter intervistare una qualche sacerdotessa del culto.
La storia del Vello d'Oro è anche la storia di un amore un po' così, tra l'altro, quello di Giasone e Medea, e di una società in cui tutti credono in tanti dei e, in fondo, non sono rose e fiori: anche allora la religione era un instrumentum regni, soltanto che l'intervento delle varie divinità era molto più penetrante e aggiungerei anche più efficace.
Nonostante il tempo trascorso (dalla pubblicazione del libro, non dall'avventura degli Argonauti, cosa avete capito), direi che si legge molto bene: la mia traduzione fa un po' il verso a quello che poteva essere un periodare arcaico, e neanche questo guasta.
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